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mercoledì 17 agosto 2016

Top 5 Wednesday! #2

Buondìì! Ecco il primo post della giornata: questa rubrica consiste nel rispondere a una domanda scegliendo cinque libri\autori.
Se vi può interessare, questo è il gruppo di Goodreads a cui potete iscrivervi. Trovate tutte le "tracce" del mese.
Detto questo, partiamo con la traccia di oggi!




Premetto il fatto che ho cercato di scegliere libri di cui ancora non vi avevo parlato, tranne uno il cui incipit amo alla follia.

#Gli incipit dei libri che preferisco.


“Le cose si rompono in continuazione. Bicchieri, piatti, unghie. Automobili, contratti, patatine fritte. Si può infrangere un record superandolo, stroncare la resistenza di un cavallo domandolo, spezzare un dollaro in centesimi. Si può rompere il ghiaccio. Si rompe la mattinata con un caffè e con la pausa pranzo e si infrange la sorveglianza per evadere dal carcere. La giornata si rompe, le onde s'infrangono, talvolta la voce è rotta. Le catene si possono rompere. Anche il silenzio, e la febbre. Negli ultimi due mesi della mia gravidanza, compilavo elenchi di queste cose, nella speranza di facilitare la tua nascita. 
Le promesse si rompono.
I cuori si rompono.” 



La bambina di vetro eBook: Picoult, Jodi: Amazon.it: Kindle Store


Questo incipit è tratto dal libro di Jodi Picoult, "La bambina di vetro". E' una storia forte, che è in grado di toccarti le corde dell'anima. Io l'ho adorato, nonostante la lunghezza, nonostante il periodo stressante. L'ho amato e lo consiglierei a chiunque. 
Per passare all'incipit, comunque, io lo trovo molto bello. Credo che si commenti da sé. 









“Mi sveglio. Devo immediatamente capire chi sono. E non mi riferisco solo al corpo. Non basta aprire gli occhi e scoprire se la carnagione del mio braccio è chiara o scura, se ho i capelli lunghi o corti, se sono grasso o magro, maschio o femmina, se ho cicatrici o una pelle liscia e vellutata. Il corpo è la cosa più semplice a cui adattarsi quando si è abituati ad averne uno nuovo a ogni risveglio. È la vita, il contesto attorno al corpo, che a volte è difficile comprendere. Ogni giorno sono una persona diversa. Sono me stesso – so di essere me stesso – ma nello stesso tempo sono qualcun altro. È sempre stato così.” 





Il libro in questione è "Ogni giorno" di David Levithan, probabilmente il mio preferito tra quelli che ho letto di quest'autore. 
Una volta lette queste righe, non sono riuscita a non andare avanti. Avete presente questa sensazione? Quando fin da subito siete convinte che sia il libro adatto a voi? 
Io lo consiglierei davvero a tutti, nessuno escluso.







“Cammino in mezzo alla strada ed è buio in modo totale, un buio completo, che avvolge e inghiotte ogni cosa. Incrocio visi e persone che a malapena percepisco: appaiono e scompaiono nell’oscurità senza fermarsi. Nessuno mi trattiene, nessuno mi rivolge più di uno sguardo veloce. Cammino e mi sembra di camminare da sempre. 
Poi, in fondo a questa oscurità totale, un barlume, una luce.
Mi avvicino, credendo che possa essere l’alba e questa notte sia ormai giunta al termine. La luminosità aumenta sempre più, dorata e rossastra, bagnando tutto di tiepido chiarore. E in mezzo a questa luce che ammorbidisce e dipinge contorni più delicati intravedo una figura, una persona di spalle.
Mi avvicino, mentre il buio si fa più sottile, lontano, difficile da ricordare. Lascio che la luce mi avvolga e mi accosto all’individuo misterioso che, immobile, sta guardando il sole sorgere in lontananza. Si volta, la luce gli illumina il volto pallido, serio ma sereno, gli occhi neri come il buio che è appena scomparso e lucenti dello stesso chiarore dorato che ci illumina.
Mi fermo e mi sento come il naufrago che tocca terra dopo aver vagato per mesi e anni, come chi si è perso da sempre e trova all’improvviso quello che cercava. E ringrazia di essersi perso, se perdersi è stata la condizione necessaria.” 





Cosa potrei dire di "Dream"? Ho letto praticamente tutti i libri di Dorotea de Spirito e li ho amati alla follia. Le sue storie sono in grado di prenderti e non ti lasciano andare fino a quando non sei approdata all'ultimo capitolo, fino a quando non hai letto l'ultima parola. Fin dall'incipit ti ipnotizzano e ti costringono a non staccare gli occhi dalle righe. Io ve li consiglio caldamente. 








“Un miracolo capita a tutti. Io la vedo così. Tipo, non sarò mai colpito da un fulmine, non vincerò mai un premio Nobel, non diventerò il dittatore di un piccolo Stato delle Isole del Pacifico, non mi verrà un tumore maligno ad un orecchio, non morirò per combustione spontanea. Se però proviamo a vederle tutte insieme, queste cose altamente improbabili, salta fuori che a ognuno di noi prima o poi ne capita almeno una. Quasi di sicuro. Io potrei aver visto piovere rane. Potrei aver messo piede su Marte. Potrei essere stato inghiottito da una balena. Potrei aver sposato la regina d’Inghilterra o essere sopravvissuto per mesi in mare. Ma il mio miracolo è stato un altro. Il mio miracolo è stato questo: tra tutte le case di tutti i quartieri di tutta la Florida, mi sono ritrovato a vivere nella porta accanto a quella di Margo Roth Spiegelman.” 




Questo spezzone è famoso, alquanto famoso. Chi non riconoscerebbe "Città di carta" di John Green. Io l'ho amato, come quasi ogni libro di quest'autore. Vi direi "Andate a leggerlo", ma molti di voi sono sicura che già l'hanno fatto. In quel caso andate a recuperare uno degli altri titoli citati in questo post. Se invece rientrate tra quelle poche persone che ancora non conoscono questa storia, fiondatevi in libreria, afferratelo e portatevelo a casa (magari prima pagatelo, non rischiate di andare nei casini soltanto perché il libro vi ha chiesto se potevate adottarlo!).









“Parole.
Sono circondata di parole. Migliaia di parole. Forse milioni.
Cattedrale. Maionese. Melagrana.
Mississippi. Napoletano. Ippopotamo.
Vellutato. Terrificante. Iridescente.
Solletico. Starnuto. Desiderio. Ansia.
Le parole mi turbinano intorno da sempre come fiocchi di neve, tutte delicate e diverse, e tutte mi si sciolgono in mano prima che le tocchi.
Dentro di me le parole si ammassano in cumuli enormi. Montagne di frasi, di locuzioni e di idee interconnesse. Espressioni argute. Battute di spirito. Canzoni d’amore.
Fin da quando ero piccolissima – forse già a pochi mesi – le parole per me erano dolci doni liquidi che bevevo come limonata. Potevo quasi sentirne il sapore. Davano sostanza ai miei pensieri e ai miei sentimenti confusi. I miei genitori mi hanno sempre avvolta con i loro discorsi. Chiacchieravano e farfugliavano versi. Si esprimevano con parole e suoni. Mio padre cantava per me. Mia madre mi infondeva forza sussurrandomi all’orecchio. Assorbivo ogni parola che dicevano a me, o su di me, fissandola nella memoria. Quando avevo due anni, tutti i miei ricordi erano associati a parole e tutte le parole avevano un significato.
Ma solo nella mia testa.
Non ho mai detto una parola. Ho quasi undici anni.”




Questo è l'ultimo, ma non per importanza. "Melody" è uno di quei libri che non finirò mai di citarvi. Non credo che smetterò mai di spronarvi a leggerlo.
E' un piccolo gioiello fatto a carta.
Queste prime frasi le ho lette in classe il giorno del mio compleanno, essendomi stato regalato da un'amica. Stava interrogando in inglese e non avevo nulla da fare, quindi ho deciso di farmi un'idea del libro leggendo le prime pagine. Ho finito per chiudere il libro dopo tre capitoli, incapace di staccarmi da esso. Leggetelo, davvero, ne vale la pena.








Anche per l'appuntamento di oggi è tutto! Mi piace sempre di più questa rubrica. 

Alla prossima!



2 commenti:

  1. Oddio, mi ero completamente dimenticata di quanto amassi l'incipit di "Ogni giorno" <3

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